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Reviews for Let the Wind Speak

 Let the Wind Speak magazine reviews

The average rating for Let the Wind Speak based on 2 reviews is 4.5 stars.has a rating of 4.5 stars

Review # 1 was written on 2013-08-31 00:00:00
1996was given a rating of 4 stars Ashleigh Hubbard
Darkness in Uruguay. How often do you get to read a book set in Uruguay? Yes, in Montevideo, just across the Rio de la Plata from Buenos Aires in Argentina. This is a dark, bleak, almost nihilistic book from an author who has been compared to Graham Greene and Camus. We get right into it when we read gems like "He really didn't like anybody and this gave him a respectable impartiality." The narrator is a macho, hard-drinking type who was at first a fake doctor, then an artist, and then chief of police. But he's not so macho that he doesn't at times let himself be supported by his bisexual on-again-off-again woman friend who is a night-club singer. "She and I preferred to go to bed with women…" Meanwhile she is two-timing him with his own son. We see plenty of what life was like among the junkies, alcoholics and prostitutes in the sordid underbelly of this Latin American city. Sure enough, in the end, the main character manages to destroy everyone he kind-of loves. It's hard to believe this book was published in 1979, but it was published in Spain where the author was chased into exile after being imprisoned by the right-wing politicians in Uruguay. It's amazing that it seems that author emigres from Latin American right-wing dictatorships at that time made up a large proportion of the population of Europe. Top photo: Montevideo from cdn.tourcms.com Photo of soldiers going door to door looking for terrorists in the 1970's from cdn.shopify.com Postage stamp honoring the author (19o9-1994) from wnsstamps.post/stamps/2009 Edited to correct typos and add pictures 12/17/2019
Review # 2 was written on 2019-01-21 00:00:00
1996was given a rating of 5 stars Joseph Lavecchia
"Mentire è come andare a letto con qualcuno, all'inizio ti vergogni ma poi ci prendi gusto." Lasciamo che parli il vento racconta le vicende di Medina, che avevamo lasciato commissario a Santa Maria e che ora ritroviamo in esilio volontario a Lavanda, un po' infermiere, un po' pittore, un po' disegnatore per un'agenzia pubblicitaria e alle prese con una serie di rapporti contraddittori: quello di dipendenza con Frieda, quello con Olga e con il figlio di lei (e forse anche suo) Seoane e quello con la giovane Juanina. Tutto è vago e diverso da quello che sembra, una storia che procede tra dubbi e menzogne alle quali piano piano Medina si abitua, trascinandosi con poca convinzione tra le strade e i bassifondi di Lavanda cercando di capire a quale dei cinque sensi affidarsi (forse al sesto) per ritrovare la strada perduta di Santa Maria. Un ritorno che sarà possibile solo nel sogno, ma un ritorno doloroso. Medina, di nuovo commissario, si troverà nel sottosuolo della città immaginata da Brausen, tra i derelitti che abitano quelle fogne e che lo trascineranno dentro le menzogne delle loro vite e dentro il loro destino. Lasciamo che parli il vento è un libro non lineare, fatto di episodi che sono altrettanti frammenti della vita del protagonista. La trama è una stradina buia che percorriamo con passo incerto, sempre in dubbio che sia quella giusta e che si illumina di una luce fioca solo nel tratto che stiamo percorrendo. Lo stile è quello classico di Onetti: ricco, carico di metafore, sentenze, attenzione ai particolari, attento a suggerire ma sempre in maniera sibillina, avendo cura di non dare certezze al lettore. Attento, soprattutto, a spegnere con cinismo desolante ogni speranza grazie all'uso di menzogne, strumenti per andare avanti, sopravvivere, anche se non utili per dare un senso alle cose e creare una prospettiva di vita ("Ma in quella vigilia di anno nuovo avevamo voluto star da soli - o ci eravamo avvolti nelle menzogne fino a obbligarci reciprocamente - cercando di sentirci felici. Lei aveva giurato di mollare tutto, allieve di danza, clienti della sartoria, proposte inattese, per stare sola con me prima di mezzanotte. Io non avevo molte cose cui rinunciare in cambio. Non era la felicità, ma era il minimo sforzo"). I personaggi di questo libro sono figure inafferrabili, perennemente in bilico tra realtà e finzione, con la seconda parte del romanzo che è frutto della fantasia di Medina, a sua volta creazione di quella di Brausen, personaggio creato da Onetti: una spirale perversa che finisce per precipitare il lettore in un mondo di incertezze che è esattamente quello che si propone l'autore, lo scopo del quale è realizzare una storia scritta sull'acqua, basata sulla menzogna perché tutti sono diversi e nessuno capisce nessuno ("Ci sono due cose stupende, se un arriva ad abituarsi, se ce la fa a continuare a vivere. Una è che ormai non mi importa di nulla, come ti dicevo. - Già. O quasi di nulla. - E poi che uno arrivi ad accettare che capire è impossibile. Che si sappia arrangiare con quello che può capire senza aver fede in questa comprensione.").


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