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Reviews for World War II: A Concise History

 World War II magazine reviews

The average rating for World War II: A Concise History based on 2 reviews is 4 stars.has a rating of 4 stars

Review # 1 was written on 2013-02-18 00:00:00
0was given a rating of 4 stars Matthew Lester
Di Maraini non avevo mai letto nulla prima, questo primo libro è stata una piacevolissima esperienza. Si vede subito la tempra del grande narratore, del narratore seduttore, abilissimo nel narrare con uno stile elegante, mai trasandato, colto di una delicatezza e di una cultura dell'animo, che trascende il sapere libresco, non si accontenta di scrivere un'opera di viaggio Maraini, ne fa un libro di etnografia, di storia delle religioni, non tralasciando la nota biografica. L'anima del libro è infatti, il suo grande amore per questo paese e questo popolo, che traspare in ogni riga, amore nutrito per mezzo secolo e mai messo in dubbio. Il Giappone come esperienza totale è quello che vien fuori da questo corposo, completo libro, che trovo già difficile da definire. La colonna dorsale dell'opera è costituita dalla narrazione di un ritorno nel paese del Sol Levante, a metà degli anni '50: Maraini torna nel paese dove aveva vissuto sette anni, dove aveva insegnato inglese (la prima volta era giunto qui nel 1938, con una borsa di studio, lui, bilingue perfetto italo-inglese), qui sono nate due delle tre figlie e qui ha vissuto l'esperienza drammatica e indimenticabile della prigionia, cui, insieme alla famiglia e con altri quindici italiani, fu sottoposto dopo il famigerato 8 Settembre 1943, per essersi opposto di aderire alla Repubblica di Salò; gli italiani, da amici alleati, diventarono nemici, inaffidabili, indegni, degni solo di una morte lenta e di una sequela di umiliazioni. Il ritorno in questo paese, a guerra ignominiosamente terminata con una disfatta non solo civile ma anche politica (abolizione della divinità dell'imperatore, un vero anno zero), a solo due anni dalla cessazione dell'occupazione americana, è un lungo amarcord. Con quanta passione ripercorre luoghi conosciuti o scopre posti nuovi, guidato da due amici italiani, ex compagni di prigionia: Giorgio, napoletano, uomo d'affari, vedovo di una donna giapponese che con le sue luci ed ombre è l'essenza della nazione e madre del suo unico figlio e Somi (al secolo, Adriano Somigli), fiorentino, ex prete cattolico che andato per convertire, fu conquistato dalla cultura giapponese al punto da buttare la tonaca alle ortiche e diventare un esperto di lingue e religioni orientali, non disdegnando la strada del samsara costellata, di tanto in tanto, da muliebri ebbrezze che lasciano una traccia non troppo invisibile nella sua vita, che pur tanto gelosamente nasconde, anche alla curiosità degli amici. Questo allegro terzetto, cui si aggregano di volta in volta altri amici giapponesi, e una donna americana, costituisce l'escamotage con cui Maraini appoggia la sua narrazione della società giapponese e che gli permette di fare un continuo raffronto tra Oriente e Occidente, con le sue tradizioni, superstizioni, costumi, caratteristiche nazionali. A bordo di un'auto scalcagnata i nostri tre amici si avventurano lungo il Tokaido – l'arteria stradale che percorre in lungo gran parte del paese – fermandosi tra templi, città, giardini, campagne, assistendo a Festival, cerimonie religiose e quotidiane, non un aspetto viene tralasciato: economico, storico, etnologico, religioso, culturale, tutto viene trattato con deliziosi particolari biografici e dottissime perorazioni professorali. L'intento, del tutto riuscito, è quello di far penetrare a fondo nell'animo nipponico, così diverso dal nostro, così cerimonioso, piramidale, così ossequioso verso l'ospite. Mai un giapponese si rivolgerà ad un conterraneo incontrato all'estero senza aver prima e ricevuto il biglietto da visita (meishi), che dà modo di sapere esattamente in che casella sociale si trova e permette, solo ora, di usare la formula linguistica adeguata! A questo proposito, ho trovato molto interessante il capitolo sulla lingua giapponese, con i suoi ideogrammi, la sua struttura degli “onorevoli” che prevede numerosissime sfumature di maggiore o minore deferenza verso l'interlocutore, fino a sconfinare in raffinate, complicatissime perifrasi degne di un linguaggio di corte medievale. Questa suddivisione stratiforme della società è retaggio, apprendiamo, del Confucianesimo – una delle tre radici filosofico religiose insieme allo shintoismo e al buddismo – tutto ordine, gerarchia, senso del dovere e dell'onore. Credo sia per questo motivo che tutto ciò che riguarda l'ospite, l'interlocutore, è “onorevole”, così a metà pomeriggio l'ospite giapponese offrirà al suo amico di passaggio prima un onorevole tè, poi un onorevole quotidiano bagno e alla fine gli augurerà – se parte per un'escursione – di “andare e onorevolmente tornare” e non un grezzo e sbrigativo “buon viaggio”!. Da queste piccole, fondamentali sfumature si capisce, e Maraini non si esime dal rimarcare, quanto raffinata, gentile, attenta all'altro (anche se fosse solo formalmente) sia la civiltà giapponese e quanto rozzi, maleducati, spicci, invadenti e indelicati dobbiamo sembrargli noi occidentali (almeno negli anni '50, ancora lontani dall'occidentalizzazione massiccia), con i nostri piedoni, i nostri cibi elaborati, lo sfarzo, l'esagerazione, il nostro peccato originale e il nostro carico di colpe davanti a Dio, mentre loro, il popolo dell'Overstatement of the Understatement sembrano vivere in un metamondo, dove tutti sono onorevoli, tutti hanno il loro posto, tutti si sentono prima che individui, parte di un tutto, come termiti, una nazione dove gli altri sono degni di onore e rispetto e l'uomo è, per natura, fondamentalmente buono (!); loro vivono tra templi e giardini discreti, avvolti in colorati kimono, in leggeri yakuta da casa, dormono su scarni tatami, in case leggere, flessibili come giunchi, di carta e di legno, in mezzo a una natura gentile che si intromette nelle stanze, in un'aurea di semplicità raffinatissima e rilassante, zen buddista shintoista e anche confuciana, come semidei, figli del Sole, delle nubi, protetti da Kami, sudditi di un imperatore kami supremo (non certo Dio, come noi ignoranti occidentali crediamo!). Del Giappone di oggi chissà quanto resta di tutta questa aria di fiaba. Tuttavia, che bella fiaba ci ha narrato!
Review # 2 was written on 2016-07-12 00:00:00
0was given a rating of 4 stars Susan Smith
The best book ever written about Japan. Wise, down-to-earth, human. Wide-ranging—Maraini was a true renaissance man: scholar, writer, mountaineer, photographer, husband and father. The language (translated from the Italian) is wonderful. The chapter "Red Skies Over Nagoya" will make your hair stand on end. Written in the 1950s, Meeting With Japan stands the test of time, and rings true today; even though much of the Japan he shows us has disappeared, the essence of this country and its people, which he portrays so well, remains very much intact, if sometimes hidden beneath the surface. I've read this book 3 or 4 times and will read it again, savoring each page.


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