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Reviews for Making of Italy, 1796-1870

 Making of Italy magazine reviews

The average rating for Making of Italy, 1796-1870 based on 2 reviews is 3 stars.has a rating of 3 stars

Review # 1 was written on 2018-07-01 00:00:00
1988was given a rating of 3 stars Michael Popovich
A documentary history of the Risorgimento. The book is composed of extracts from memoirs, treaties, letters, etc. prefaced by short descriptions. The strength of this approach is that you are not reliant solely upon the author's interpretation. The drawback to me is that some of the documents were not terribly interesting. It is apparent after reading this that Italian unification was not as simple as general historical accounts would indicate. The most eye-opening documents were a memoir of a discussion between Napoleon III and Cavour where they discussed the situation in every Italian state to find a situation that could provoke Austria to declare war, and a letter from Victor Emmanuel II to Pope Pius IX that literally requested him to burn the letter (which the Pope did not do).
Review # 2 was written on 2017-11-07 00:00:00
1988was given a rating of 3 stars Jody Marie
Strano libro, per i canoni italiani: poca teoria e moltissima pratica. Mack Smith introduce un argomento, fa due o tre affermazioni e poi passa a sciorinare documenti originali: lettere, messaggi cifrati, pagine di diario, resoconti ufficiali o ufficiosi di mano dei protagonisti del Risorgimento: da Mazzini a Cavour, dai Savoia ai papi, da Pisacane a Garibaldi, dagli ambasciatori inglesi a Napoleone III allo zar, non senza le testimonianze di patrioti, soldati, giornalisti. La cosa risulta sconcertante se non si è abituati, anche a causa della pesante retorica dell'epoca, ma interessante ed efficace dopo lo smarrimento iniziale. Ben si capisce come gli storici italiani, per i quali, già era inglese e cosa possono capire gli inglesi delle nostre cose?, poi non sei uno storico se non imbastisci hegelianamente una trama coerente e filosoficamente fondata che dimostri la tua teoria, liberale, marxista o altra. Ma Mack Smith teorie preconcette da dimostrare, evidentemente, non ne aveva. Gli interessavano di più i documenti, farli respirare, farli parlare. Peccò forse di ingenuità - i documenti parlano sì, ma si possono interpretare in svariati modi - , ci lascia comunque un modo di fare storia non dico leggero - non lo è affatto - ma empiristico e coinvolgente. Non solo ma, e ormai credo sia chiaro a tutti, il Risorgimento una trama coerente non l'aveva. Personaggi in cerca d'autore, o di gloria, o di martirio, mirarono più o meno tutti a un unico fine - quella stramaledetta unificazione - su sentieri incrociati, chi per la repubblica, chi per la monarchia unitaria, chi neoguelfo e federale, chi federalista sì ma laico con il Lombardo-Veneto in mano agli austriaci, chi socialista, chi solo per lo Zollverein. Si odiavano tutti, nessuno si fidava di nessuno, pensiamo solo che Mazzini, neanche dopo l'unità, ottiene l'amnistia e la possibilità, lui più volte eletto, di sedere in Parlamento. Leggendo non si può provare una sgomenta ammirazione per l'uomo che con la sua incrollabile fiducia, venendo meno a qualsiasi parola data, tra sedie rotte e insulti al re, fece quasi da solo tutto il lavoro sporco, e mi riferisco a Cavour. Eppure su di lui, proprio come su Mazzini, ricade il sangue di tanti martiri. E che dire di Garibaldi, di come si lasciò usare, di come ubbidì per la causa superiore tradendo tutti i suoi ideali iniziali? E per cosa, poi? Siamo nel 2017, abbiamo provato il centralismo, il federalismo, abbiamo un debito pubblico peggio che dopo l'unificazione, ci siamo tolti dai piedi i Savoia ma le varie mafie no, quelle comandano perfino in Val d'Aosta... (giornata no, non ci fate caso)


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