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Reviews for Positive Ecology: Sustainability and the "Good Life"

 Positive Ecology magazine reviews

The average rating for Positive Ecology: Sustainability and the "Good Life" based on 2 reviews is 3 stars.has a rating of 3 stars

Review # 1 was written on 2007-06-10 00:00:00
2005was given a rating of 3 stars Matthew Legrand
Va di moda oggi parlar male di Cicerone, ma chi un po' conosca la storia del gusto si accorge ben presto che si tratta d'una tendenza ricorrente: piace poco l'Arpinate agli atticisti, cultori del nitore cesariano e sallustiano, piace poco agli amanti della scrittura visionaria e nervosa, che ovviamente gli contrappongono Tacito; ad atticisti e tacitiani di mente chiusa, perlomeno, giacché io riesco ad amare comodamente tanto Cicerone quanto Cesare, Tacito e Sallustio, anche se poi vorrei tanto vedere quali capolavori uscirebbero dalla penna di tanti wannabe tacitiani che volessero imitare da vicino il proprio modello: se Cicerone è diventato esemplare campione di stile nelle scuole ma Tacito no, ci sarà pur un motivo valido. La specie più molesta degli anticiceroniani, oggi che in latino quasi nessuno più scrive, è però diventata quella degli anticiceroniani ideologici, coi loro fastidî verso l'oratore conservatore, nostalgico, sostanzialmente distaccato dalla realtà in ebollizione del suo tempo. A costoro risponderei che forse negli anni che attraversiamo lo sguardo nostalgico e vagamente irenistico dello scrittore romano ci trova comprensivi, partecipi e concordi assai più di quel che non avverrebbe in periodi più pacificati e prosperi; anche per noi un sottile rimpianto verso un'età più virtuosa e civile - che smussa con lo sguardo da lungi e armonizza in una specie di versione diacronica del pathos della distanza i contrasti dei grandi del passato - la conservazione delle istituzioni collaudate, la diffidenza per le avventure nel deserto possono rappresentare una medicina contro la tentazione a disperarci vedendo le burrasche da cui è investita d'ogni lato la res publica: la quale può bravamente reggere alle gualdane dei banditi di passo e irriderle, ma in mezzo al garrire dei demagoghi affoga e si sfascia. Il prefatore di quest'edizione Bur del Cato maior de senectute, librino tutto d'oro che ormai leggo (credo) per la terza volta, mette in luce, nella sua interessante benché prolissa introduzione, tutte le incoerenze, i veli, gli schermi usati più o meno consapevolmente dall'Arpinate nel creare il "suo" Catone il Censore che loda la vecchiezza insegnandone i pregi agli ancor giovani Lelio e Scipione Emiliano; tutto giusto: ma la nostra consapevolezza storica così raggiunta non mi sembra che tolga niente al pregio di quest'opera dell'ultima fase della vita di Cicerone, che non a caso ha ottenuto tanta fama in diversi contesti geografici, storici e sociali. Quella di Catone infatti è una saggezza certamente legata alla psicologia e ai valori di Cicerone, pur non essendo priva di elementi ricavati proprio dalla figura del Catone storico, ma è anche una saggezza che travalica i secoli, grazie allo spirito genuinamente concreto e pratico ch'è tipico della filosofia morale romana. Se si affronta questo trattatello dopo aver letto la lunga e articolata prefazione mirante a storicizzare il discorso catoniano, si ricava una piacevolissima sorpresa nell'osservare come, mutatis mutandis, la società moderna non detti norme tacite sulla vecchiaia molto diverse da quelle della Roma di Cicerone: anche allora l'autore notava il diffondersi d'una mentalità giovanilistica e attivistica che tendeva a privilegiare il fare produttivo ed energico, sebbene, date le strutture della società romana, l'operatività non riguardasse tanto il campo economico quanto la politica e la guerra. Ecco che allora l'ideale dell'otium cum dignitate nella tarda età, se guardato con attenzione, magari anche per contrasto alla realtà dei nostri tempi - e anche, dopotutto, a quella dei tempi di Cicerone - si rivela meno un ossimoro che un ideale sempreverde che possa orientare e dare valore a quel periodo della nostra vita in cui deve cessare l'indaffaramento, sovente fine a sé stesso, per consentirci di approdare a un mondo di meditazione, dove si accompagnino l'auctoritas derivante dall'esperienza cumulata, la posatezza che apporta quasi per sua natura l'avanzare dell'età, la venerabilità che assicura la canizie, l'austerità di costumi arrecata dallo sbollire delle passioni, e assieme l'affabilità che arrecano il distacco dall'attivismo e il completo maturare dell'equilibrio, l'amore per le occupazioni culturali ed estetiche in grado di prendere maggior corpo nel momento in cui la vita diviene più rilassata e calma, e anche il gusto per la meditatio mortis che ci conduca con serenità graduale al porto della nostra esistenza, da guardare senza orrore e senza angosce. Poche cose infastidiscono, anzi, disgustano al pari d'una vecchiaia laida, d'un vecchio malvissuto, d'un vecchio sciocco che cerca di fare il ragazzo ad ogni costo. Proprio per questa ragione il Catone ciceroniano, felice e armonioso contrappunto di decus senile e di comitas urbana, conversatore garbatissimo ma tutto dedito anche alla gestione della sua villa, in grado di godere della filosofia ellenica e del grano e delle uve che vigoreggiano nella sua campagna (pensiamo a quanto assapori la visione di quella pianticella di vite che ut se erigat, claviculis suis quasi manibus quidquid est nacta complectitur: ove ammirevole è anche la finissima osservanza della consecutio temporum), capace di affrontare ormai anziano lo studio del greco e di trovarvi spazio per nutrire lo spirito, la saggezza e la fantasia, resta un modello perenne a scorno di qualsiasi sottigliezza storicizzante e demitizzante: perché questo Catone campione di civiltà e μετριότης, dove la solidità romana non mostra durezze e la riflessione umanistica si fa linfa di vita è la figura ideale di vecchio quale vorremmo essere noi e quale lo vorremmo vedere sempre attorno a noi. Qui riacquista tutta la sua dignità e tutta la sua saggezza il verso tanto vituperato Cedant arma togae, concedat laurea laudi: e magari, sostituendo alle armi la mania economica diffusa oggi, se ne facesse tesoro anche ai nostri giorni! Non ho in mente poi autori antichi o moderni da cui, come da queste pagine di Cicerone, erompa caldo e sentito il valore d'una vecchiaia occupata nello studio e, sprezzate le voluptates più corrive, al contempo felice nel godere le gioie d'un banchetto e la bellezza semplice d'un podere ben curato: quanta intima gioia c'è nell'accenno al godimento di Nevio dinanzi al proprio Bellum poenicum e di Plauto davanti al Truculentus e allo Pseudolus, frutti estremi della loro arte! Ma la cultura nell'anziano dotato di esprit diviene altresì più concentrata, piena e ricca di succhi nutritivi. È una cultura incapace di sperdersi dietro alle mode, ma sempre disposta a prendere cibo e luce dai classici che non periscono mai. Ecco allora l'incipit fulmineo, ex abrupto, con la citazione di Ennio: il prologo al discorso ispirato di Catone si apre con gli esametri di pietra secca e scabra dell'antico poeta di Rudiae, disprezzato dai modaioli cantores Euphorionis, ma caro all'oratore arpinate, come a Lucrezio, a Orazio, a Virgilio; ed Ennio punteggia tutto il discorso catoniano, perché, ai tempi di Cicerone, egli è "il" poeta classico di Roma, e i classici, appunto, non muoiono. Uno dei compiti principali dell'otium cum dignitate che illumini e renda belli i nostri ultimi anni sarà proprio questa testimonianza culturale, questo passaggio di conoscenze, di sensibilità, di ricchezze interiori, di ideali: perché è su questa testimonianza e su questo retaggio che si fonda la civiltà.
Review # 2 was written on 2015-09-05 00:00:00
2005was given a rating of 3 stars Carl Sutherland # 533662
ESPAÑOL: Excelente diálogo de Cicerón, que habla por boca de Catón el viejo. Veamos algunas de las citas más señeras para mí: [La vejez.] Hasta que es alcanzada, todos la desean; y en llegando a ella, le echan la culpa de muchos achaques. ¡Tanta es la inconstancia y el desconcierto de la necedad humana! Dicen que se les entró en casa más pronto de lo que pensaban. [El viejo] es de mejor condición que el mozo, porque lo que el mozo espera, ya el viejo lo consiguió. El joven anhela una larga vida, que el anciano ha vivido ya. Porque cuando [el fin] llega, lo que ha pasado se fue como el humo; y sólo nos queda lo que hayamos logrado con la virtud y la práctica del bien. Ennio [escribió]: "nadie me honre con llanto cuando yo muera..." Que no se debe llorar una muerte a la que sigue la inmortalidad. Y si algún dios me ofreciese volver a la niñez... rehusaría decididamente: anduve ya casi mi camino y no quisiera volver al punto de donde partí. Y si después de la muerte - como han sostenido filósofos insignificantes - nada sintiere, no temo que los filósofos que murieron se rían de mí. ENGLISH: Excellent dialogue by Cicero, who speaks through the voice of Cato the Elder. Let us see a few of the best quotes (for me): [Old age.] Until it is reached, everyone wants it; and in arriving at it, they blame it for many ailments. Such is the inconstancy and bewilderment of human folly! They say it came to them sooner than they thought. [The old man] is in a better condition than the youth, because what the youth expects, the old man already has. The youth longs for a long life, which the old man has already lived. When [the end] arrives, what has happened goes like smoke; and we only have left what we achieved with virtue and the practice of goodness. Ennius [wrote]: "Let no one honor me with tears when I die..." One should not mourn a death followed by immortality. And if some god offered me to return to childhood... I would resolutely refuse: I have almost finished my way and do not want to return to the starting point. And if after death - as insignificant philosophers have argued - there is nothing, I have not fear that those dead philosophers will laugh at me.


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