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Reviews for The fey hussar

 The fey hussar magazine reviews

The average rating for The fey hussar based on 2 reviews is 3.5 stars.has a rating of 3.5 stars

Review # 1 was written on 2008-11-03 00:00:00
0was given a rating of 4 stars John Flood
è come un giallo che inizia con uno spoiler, ma ti tiene inchiodato comunque per 387 pagine, appendice esclusa. già all'inizio sei informato della storia e di come va a finire: la gelosia di puškin per la bellissima e civettuola moglie, il vacuo ufficiale francese che perde la testa, l'epilogo con fatale duello che bagna del poetico sangue la neve di una dacia fuori pietroburgo. ma partendo da quella sera del gennaio 1837 (anzi, dai dispacci e dalle lettere che si rincorrono nei giorni seguenti) l'autrice riavvolge il nastro. e ci fa scorrere davanti, uno per uno prendendola molto alla lontana, gli eventi che hanno condotto in quella radura tra le betulle e i pini l'autore di evgenij onegin. lo scrittore sorvegliato speciale che ha un rapporto altalenante con lo zar nicola I. la forza del libro sta nel ritmo che serena vitale (cattedra di lingua e letteratura russa alla cattolica di milano) imprime a quel conto alla rovescia. capitoli, lettere, documenti: è tutto inanellato alla perfezione per scandire il canovaccio di una vicenda incalzante. sembra di guardare una puntata delle prime serie di 24 (quando jack bauer era ancora maledettamente bravo e con lo stomaco meno prominente) ma sceneggiata con stile da feuilleton e vocabolario/registro come te li aspetti. perché qui un'entrata in scena provoca subitaneo scompiglio, le donne hanno una innata ritrosia (per lo meno apparente, visto il contemporaneo coefficiente di tradimenti e passioni), si pronunciano bencostumati discorsi e i corteggiamenti avvengono con tenacia e trasporto. una storia appassionante, e un bellissimo leggere (in certi passaggi consigliata la declamazione).
Review # 2 was written on 2010-03-31 00:00:00
0was given a rating of 3 stars John Browning
Si sviluppa attraverso lettere autentiche e i resoconti dell’epoca. C’è indubbiamente ricerca filologica alla base ma il libro non è un saggio, è soprattutto un mirabile tentativo di capire un uomo e chi gli sta accanto in forma di divagazione erudita. “Quando Puskin morì si disse che non era morto per un colpo di pistola ma per mancanza d’aria”. In questo senso “Il bottone di Puskin” rientra nel genere romanzo perché illumina le condizioni di vita di alcune persone mostrandole in tutti i modi possibili, muovendo a compassione per come la relazioni umane sanno essere impietose. “Noi tutti abbiamo imparato a poco a poco” (Aleksandr Puskin) Puskin si era dipinto in Eugenio Onegin come un uomo affetto dalla chandra, la russa malinconia di vivere, nell’Onegin viene sfidato a duello e si salva, nella vita no. Puskin era un animo irascibile e geloso si disse, forse picchiava sua moglie? sua moglie la donna più bella di San Pietroburgo aveva “un’anima di merletti”, si disse, lasciava campo alle lusinghe di un giovane ufficiale straniero. Le tante lettere e i documenti ufficiali non chiariscono i “si disse”. Lo stesso episodio che dà il titolo al libro non è ben chiaro se frutto di invenzione popolare oppure realtà. Alla marsina di Puskin mancava un bottone, aveva preso a vestirsi in modo sciatto, era stanco e furioso di gelosia; scriveva “intendi, ignora le offese e le corone, accogli indifferente la calunnia e dei cretini non curarti mai”, poi aveva inevitabilmente sfidato a duello George d’Anthès, aveva sparato per primo, il suo proiettile colpiva l’ufficiale ma un bottone lo aveva salvato; lui -Puskin - invece era stato colpito proprio dove mancava il suo bottone. Un vuoto metaforico come gli accenti che mancavano in alcune sue poesie, scrive la Vitale, un tentativo di sfuggire alla norma soffocante, un capriccio di libertà del poeta russo. L’ufficiale George d’Anthès venne radiato dall’esercito ed espulso dalla Russia, un maledetto “assassino” che aveva spento il sole della Russia. Il protagonista di un racconto di Puskin ha davanti a sé il duellante, e lo vede sprezzantemente prendere le ciliegie più mature dall’albero e sputare i noccioli in aria, “perché dovrei privarlo della vita se non la tiene in nessun conto, pensai".


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