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Reviews for The Legal enforcement of morality

 The Legal enforcement of morality magazine reviews

The average rating for The Legal enforcement of morality based on 2 reviews is 3.5 stars.has a rating of 3.5 stars

Review # 1 was written on 2020-03-31 00:00:00
0was given a rating of 3 stars Elena Nosyreva
Un libro interessante sulla vita di corte degli aristocratici del XVII secolo e del loro sovrano Luigi XIV, ideatore dell'etichetta di corte. In più punti Elias può risultare pesante e ripetitivo, ma da quanto ho potuto dedurre è proprio un tratto distintivo di questo autore, per rimarcare i concetti. È sorprendente scoprire come Luigi sia uno dei sovrani più ricordati della storia dell'Europa, ma di intellettuale aveva ben poco: aveva avuto una scarsa istruzione, a causa della Fronda e delle sommosse popolari, ma il suo genio ha brillato grazie ai suoi consiglieri e artisti di cui si circondava. Consiglieri a volte presi dalla nobiltà di toga e non di sangue, per legarli maggiormente a sé. Ma la cosa sorprendente è che l'etichetta di corte fu istituita dal sovrano per controllare quella nobiltà che aveva tentato di detronizzarlo quando era giovane, di tenerli sotto al suo vigile controllo e sopratutto di metterli uno contro l'altro. Infatti se i nobili erano impiegati a lottare tra di loro per avere i favori del re, non avrebbero trovato tempo per mettersi contro il re e questo è qualcosa di geniale. Lo stesso Luigi in una lettera al figlio scriverà : "Voi dovrete dividere la vostra fiducia tra parecchie persone. La gelosia dell'uno serve a frenare le ambizioni dell'altro". Quindi l'etichetta diviene un meccanismo di regolamentazione, sicurezza e sorveglianza. Lo stesso Luigi faceva girare per la corte delle guardie svizzere che vodevano essere le sue orecchie e i suoi occhi. Questa scaltrezza era nascosta da dei modi affabili e l'attento nobile Saint-Simon lo riporta nelle sue Memories : "Nessuno meglio di lui sapeva spendere le parole, il sorriso, persino gli sguardi. Qualsiasi cosa provenisse da lui era preziosa, perché egli faceva delle distinzioni  e il suo atteggiamento maestoso era accentuato dalla rarità e brevità del suo linguaggio ". Infatti il re era solito rispondere con la sola parola "Vedrò". Tutto, quindi, girava intorno a Luigi XIV e a buon diritto poté affermare "L'Etait, c'est moi ", "lo Stato sono io". Ma c'è un rovescio della medaglia, per far in modo che i nobili si attenessero all'etichetta anche il Re doveva rispettarla e questo bisogno di "gloire et reputation" lo porterà alla mancanza di una vita privata
Review # 2 was written on 2019-12-13 00:00:00
0was given a rating of 4 stars Eric Fry
Oggi non è più di moda parlare bene di Elias, sugli scudi per molti decenni nella seconda metà del secolo scorso. Dal punto di vista storiografico il libro è fragile appoggiandosi a conoscenze storiche un po' superficiali e a documentazione limitata e accreditata senza una vera valutazione critica. Conseguenze sono valutazioni, a volte discutibili, dei processi storiografici sottoposti a indagine, deduzioni un po' traballanti nella loro icasticità solo apparente. Del resto lo stesso Elias ribadisce in molti luoghi della trattazione l'aspetto 'tentativo' della sua analisi. Anche la lettura non è semplice e le numerose ripetizioni di concetti se da un lato aiutano a tenere il passo nello svolgimento della trattazione a volte la appesantiscono inutilmente. Ma il volume resta sempre una lettura formidabile per la ricchezza dei temi proposti alla riflessione, per la novità (quando uscì) dell'approccio metodologico che offriva teorie e linguaggio della sociologia per la comprensione di complessi fenomeni del passato, per la forza e la coerenza dell'analisi.


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