Reviews for Infrastructure and the space-economy

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Review # 1 was written on 2012-11-14 00:00:00 Jason Riggs METAMORFOSI DI UN IRREGOLARE Questa è una fiaba d'amore: Zsuzsa/Lillà e Sucus/Bandiera si incontrano e si innamorano. Vivono a Troia, che è il luogo mitico ma anche traffico, caos, tecnologia. Lei è una ragazza bella e cordiale, lui un ragazzo anarchico come lo si è spesso alla sua età. Per fare soldi organizzano insieme al fratello di lei un furto di passaporti. "Jonas che avrà 25 anni nel Duemila", film del 1976 sceneggiato dallo stesso John Berger insieme al regista Alain Tanner. Berger inventa nomi meravigliosi per i suoi personaggi e per i suoi luoghi - sono posti che assomigliano a tutto il mondo e non appartengono a nessuna terra. Mito, epos, amore, di questo sono piene le pagine di questo raro romanzo. Che meraviglia! Questo è il volume conclusivo di una trilogia, Into Their Labours, che trattandosi di Berger ha naturalmente compiuta vita a sé. Qui si conclude una lunga ricerca letteraria e critica sulle grandi trasformazioni sociali avvenute in Europa nel secondo dopoguerra. Sempre dal film di Tanner, del quale per me è anche indimenticabile "Dans la ville blanche" del 1983. Berger, attraverso la sua consueta pietas, onirico e al contempo preciso come sempre, osserva quelle persone che per necessità economica hanno dovuto lasciare il loro luogo d'origine in cerca di riscatto. S'interroga, senza sentimentalismo o nostalgia, sul tramonto del mondo contadino e artigianale, sulla stanzialità e sulla solidarietà umana, spazzate via dalle grandi migrazioni contemporanee, dagli sradicamenti e inurbamenti selvaggi. La grande città, luogo di promesse e di sogni, rivela il suo volto spietato, mostrandosi terreno di feroce esclusione, là dove si cercava una nuova vita troppo spesso si trovano solo solitudine e morte. Una metafora dei guasti della modernizzazione se mirata al profitto di pochi ma alla sofferenza di molti. Tilda Swinton intervista John Berger (qui di spalle) nel documentario "The Seasons in Quincy: Four Portraits of John Berger" del 2016. Berger è un autore che aveva ben più di venticinque anni nel Duemila, parafrasando il suo celebre film svizzero-francese, ma sarà eternamente giovane; va assaporato con calma per conservarne il gusto a lungo; è uno che scrive cose importanti, non solo interessanti, come di lui dice Susan Sontag. C'è qualcosa di magico in questo scrittore, critico d'arte, poeta, sceneggiatore, autore televisivo, motociclista, contadino, viaggiatore, esule, trapiantato, un irregolare a tutto tondo. Per una frazione di secondo, prima di urlare, lui parve smarrito, completamente perso. E in quel momento lei lo amò come non lo aveva mai amato. Un disegno di Berger: la sua mano destra disegnata con la sinistra.

Review # 2 was written on 2016-12-22 00:00:00 Randy Corbin "The hay smelt of how the sky loved the earth." Lilac and Flag is a love story - it is a tale of a deadly love. And it is a bleak urban mystery. This novel, crowning the brilliant Into Their Labours trilogy, is an authentic dusky jewel. "There is a moment early in the morning before much blood has been spilt, before the pitilessness of the strong has reached its apogee, when the night players are at last asleep and free of their sadness, there is a moment when the new day seems almost innocent." It is a story of those who had abandoned peasant labour and fled country looking for an easy and illusory happiness of cities. And the tale is taking place in some archetypal megalopolis named Troy - a sort of modern sinful Babel. "From the beginning, men compared women with flowers, and women, enjoying it, encouraged them. They fastened blossoms in their hair, they wore perfumes, they twined leaves, and they displayed themselves." We can't choose our true love, our true love chooses us… "Maybe you dream of money. But you never dream of paying! Nobody in the world dreams of paying. This is what makes waking up so terrible. This is what makes waking up worse than hunger." In reality we must pay for our happiness dearly… And we must pay for our unhappiness too.