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Reviews for Exploding poetry

 Exploding poetry magazine reviews

The average rating for Exploding poetry based on 2 reviews is 3 stars.has a rating of 3 stars

Review # 1 was written on 2012-02-08 00:00:00
0was given a rating of 3 stars Oliver Merrick
Appreciated it mostly on the basis of its style, not its content. Anyone seeking a factually-grounded introduction to the French Symbolists would be best-advised to look elsewhere. Quennell's prosaic divagations are frequently delightful, however, and indicate a real joy and depth of learning for the topic.
Review # 2 was written on 2012-10-19 00:00:00
0was given a rating of 3 stars Kenneth Rose
Si sviluppa attraverso lettere autentiche e i resoconti dell’epoca. C’è indubbiamente ricerca filologica alla base ma il libro non è un saggio, è soprattutto un mirabile tentativo di capire un uomo e chi gli sta accanto in forma di divagazione erudita. “Quando Puskin morì si disse che non era morto per un colpo di pistola ma per mancanza d’aria”. In questo senso “Il bottone di Puskin” rientra nel genere romanzo perché illumina le condizioni di vita di alcune persone mostrandole in tutti i modi possibili, muovendo a compassione per come la relazioni umane sanno essere impietose. “Noi tutti abbiamo imparato a poco a poco” (Aleksandr Puskin) Puskin si era dipinto in Eugenio Onegin come un uomo affetto dalla chandra, la russa malinconia di vivere, nell’Onegin viene sfidato a duello e si salva, nella vita no. Puskin era un animo irascibile e geloso si disse, forse picchiava sua moglie? sua moglie la donna più bella di San Pietroburgo aveva “un’anima di merletti”, si disse, lasciava campo alle lusinghe di un giovane ufficiale straniero. Le tante lettere e i documenti ufficiali non chiariscono i “si disse”. Lo stesso episodio che dà il titolo al libro non è ben chiaro se frutto di invenzione popolare oppure realtà. Alla marsina di Puskin mancava un bottone, aveva preso a vestirsi in modo sciatto, era stanco e furioso di gelosia; scriveva “intendi, ignora le offese e le corone, accogli indifferente la calunnia e dei cretini non curarti mai”, poi aveva inevitabilmente sfidato a duello George d’Anthès, aveva sparato per primo, il suo proiettile colpiva l’ufficiale ma un bottone lo aveva salvato; lui -Puskin - invece era stato colpito proprio dove mancava il suo bottone. Un vuoto metaforico come gli accenti che mancavano in alcune sue poesie, scrive la Vitale, un tentativo di sfuggire alla norma soffocante, un capriccio di libertà del poeta russo. L’ufficiale George d’Anthès venne radiato dall’esercito ed espulso dalla Russia, un maledetto “assassino” che aveva spento il sole della Russia. Il protagonista di un racconto di Puskin ha davanti a sé il duellante, e lo vede sprezzantemente prendere le ciliegie più mature dall’albero e sputare i noccioli in aria, “perché dovrei privarlo della vita se non la tiene in nessun conto, pensai".


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