Shop Talk: A Writer and His Colleagues and Their Work Book

Quando ami profondamente uno scrittore, il desiderio di leggerne tutto il leggibile è assai elevato e il rischio di trovarsi tra le mani libri "superflui" cresce in maniera esponenziale.
E' con questo timore reverenziale che mi sono avvicinato a "Chiacchiere di bottega", da un lato mosso dal desiderio di conoscere il Roth lettore, dall'altro spaventato dall'idea di immergermi in una lettura che nulla avesse da aggiungere al mio bagaglio culturale.
Con un sospiro di sollievo posso dire: quanto mi sbagliavo!
Per quanto mediati da un evidente lavoro editoriale, gli incontri, le chiacchiere, gli scambi epistolari tra Philip Roth e altri grandi scrittori (cito solo in ordine sparso: Malamud, Bellow, Kundera, Levi, Appelfeld, O'Brien, McCarthy) sono una vera e propria miniera di spunti di lettura e riflessioni che mi hanno emozionato e -francamente- rendono impietoso il confronto con i miei tentativi di parlare di letteratura.
Le pagine in cui Levi e Applefeld parlano di olocausto sono memorabili, come pure quelle in cui Kundera descrive l'orrore del totalitarismo.
Libri come questo e, per certi versi, come "I demoni e la pasta sfoglia" di Michele Mari, restano impressi nella memoria e hanno l'impagabile pregio di ricordare a ciascun amante della lettura che, proprio quando si crede di avere una biblioteca ben fornita, c'è sempre un validissimo scrittore che non si conosceva, c'è sempre un libro che merita di essere letto, c'è sempre una storia che deve essere raccontata.