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Title: Prentice Hall Guide to Basic Writing
Prentice Hall
Item Number: 9780137060795
Publication Date: January 1989
Number: 1
Product Description: Prentice Hall Guide to Basic Writing
Universal Product Code (UPC): 9780137060795
WonderClub Stock Keeping Unit (WSKU): 9780137060795
Rating: 3/5 based on 2 Reviews
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Date Added: August 25, 2020, Added By: Ross
Date Last Edited: August 25, 2020, Edited By: Ross
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George Bergstrom
reviewed Prentice Hall Guide to Basic Writing on March 29, 2016Prefazione
1780: Il prefetto di polizia Lenoir constata, non senza amarezza, che dei ventunomila bambini che nascono ogni annp a Prigi, appena mille vengono allattati dalle madri. Altri mille, dei privilegiati, sono allattati da balie a domicilio, tutti gli altri lasciano il seno materno per la casa più o meno lontana di una nutrice mercenaria.
Molti bambini moriranno senza aver conosciuto lo sguardo della madre, quelli che torneranno qualche anno dopo alla casa paterna troveranno una sconosciuta: colei che ha dato loro la vita. Non esiste prova che questi ritorni fossero felici, né che la madre si affrettasse ad appagare un bisogno di tenerezza che a noi sembra oggi così naturale.
Nel leggere le cifre del prefetto di polizia della capitale non possiamo fare a meno di interrogarci. Come spiegare l'abbandono di un neonato in un tempo in cui il latte e le cure della madre rappresentavano per lui forse l'unica probabilità di sopravvivenza? Come giustificare un simile disinteresse per il bambino così contrario ai nostri valori attuali? Le donne dell'Ancìen Régime si comportarono sempre così? Per quali ragioni la madre indifferente del Settecento si è mutata nella madre-pellicano dell'Ottocento e del Novecento? Che strano fenomeno questa trasformazione che contraddice l'opinione generale di un istinto innato comune alla femmina animale e alla donna!
Si è parlato così a lungo dell'amore materno come di un istinto innato, che noi, oggi, siamo convinti che questo comportamento sia radicato nella natura stessa della donna, senza distinzione di luogo o di tempo. Per noi ogni donna, nel momento stesso che diventa madre, trova in se stessa tutte le risposte alla sua nuova condizione. Come se una predisposizione necessaria e automatica aspettasse solo l'occasione per manifestarsi. Poiché la procreazione è un fatto naturale, si presuppone che al fenomeno biologico e fisiologico della gravidanza debba corrispondere un determinato comportamento materno.
Procreare non avrebbe alcun senso, se la madre non portasse a termine la sua opera assicurando fino in fondo la sopravvivenza del feto e la trasformazione dell'embrione in un individuo completo. Questa opinione è confortata dall'uso ambigio del concetto di maternità che riguarda sia uno stato fisiologico momentaneo, gravidanza, sia un'azione a lungo termine: allevare ed educare il bambino. Al limite, la funzione materna avrà fine solo quando la madre avrà partorito l'adulto.
In quest'ottica è difficile spiegare la mancanza di amore materno, la freddezza e la tendenza all'abbandono che si manifestano nella Francia urbana del Seicento e che si generalizzarono il secolo dopo. Per questo fenomeno, debitamente constatato dagli storici, furono trovate una quantità di giustificazioni economiche e demografiche. Una maniera diversa per dire che l'istinto vitale è più forte di quello materno. Al massimo si ammise che fosse malleabile e forse soggetto ad eclissi.
Questa ammissione suscita diverse domande. Che cos'è un instinto che si manifesta in qualche donna e in altre no? Nisogna considerare "normali" tutte quelle che lo ignorano? Cosa si deve pensare di un comportamento patologico che riguarda tante donne di condizione diversa e dura per secoli?
Sono più di trent'anni che una filosofa, Simone de Beauvoir, ha rimesso in causa l'istinto materno. Psicologi e sociologi, in maggioranza donne, hanno fatto altrettanto. Ma poiché queste donne erano delle femministe, si preferì credere che la loro illuminazione fosse più militante che scientifica. Invece di disutere le loro idee, molti si misero a ironizzare sulla sterilità volontaria delle une o sull'aggressività e la virilità delle altre.
Per quanto riguarda gli studi sulle società "primitive", ci si è guardati bene dal ricavarne lezioni necessarie. Così lontane, così piccole, così arcaiche! Il fatto che fra alcune di esse il padre fosse più materno della madre e che a volte le madri si mostrassero indifferenti e persino crudeli, non ha assolutamente modificato la nostra visione delle cose. Noi non abbiamo saputo, o voluto, approfittare di queste eccezioni per ridiscutere le nostre regole.
E' vero che da qualche tempo i concetti di istinto e di natura umana sono diventati sospetti. A osservarli con attenzione, è difficile trovare dei comportamenti che risultino universali e obbligati. E dato che gli etologi stessi hanno rinunciato a parlare di istinto quando si riferiscono agli uomini, si è stabilito fra gli intellettuali il tacito accordo di abbandonare questo vocabolo nel ciarpame dei concetti. L'istinto materno non è quindi più di moda. Tuttavia, una volta scartato il vocabolo, continua a resistere un'idea molto vivace di maternità che assomiglia, fino a confondersi, all'antico concetto abbandonato.
Per quanto si riconosca che il comportamento della madre non deriva dall'istinto, si continua lo stesso apensare che l'amore per il figlio sia così forte e universale da avere per forza qualcosa da spartire con la natura. Si è cambiato il vocabolario, ma non le illusioni.
Questa tesi è convalidata in particolare dagli studi degli etologi sul comportamento delle nostre cugine germane, le femmine della scimmia superiore, nei confronti dei loro piccoli. Alcuni hanno creduto di poterne trarre delle conclusioni riguardo al comportamento delle donne. Poiché queste scimmie ci assomigliano tanto, bisognava concludere che noi eravamo come loro...
Questa parentela è stata accettata di buon grado, perchè una volta sostituito al concetto di istinto (ormai riservato al cercopiteco femmina) quello di amore materno, si aveva l'impressione di aver preso le proprie distanze dall'animalità . Il sentimento materno sembrava meno automatico e meccanico dell'istinto. E senza vedere il rischio insito nella precarietà dell'amore, il nostro orgoglio di umanoidi fu così soddisfatto.
In realtà la contraddizione non è mai stata più stridente. perchè se si abbandona l'istinto a vantaggio dell'amore, si finisce per conservare al secondo le caratteristiche del primo. Nella nostra mente, o piuttosto nel nostro cuore, si continua a pensare all'amore in termini di necessità . E malgrado le intenzioni liberali, la madre che non ama suo figlio continua a essere avvertita come un'aberrazione e uno scandalo. Siao pronti a spiegare e a giustificare qualsiasi cosa piuttosto che ammettere il fatto nella sua brutalità . Ci ripugna profondamente pensare che l'amore materno non sia indefettibile. Forse perchè rifiutiamo di mettere in discussione l'amore assoluto di nostra madre...
La storia del comportamento materno delle francesi duarante quattro secoli non è decisamente confortante: dimostra che vi furono non solo grandi differenze di manifestazioni e di qualità dell'amore, ma anche lunghi periodi di silenzio. Qualcuno potrebbe obiettare che propositi e comportamenti non svelano il fondo del cuore umano, che resta sempre qualcosa di inespresso che ci sfugge. A questo siamo tentati di rispondere: "Non esiste amore, esistono solo prove d'amore". Ma quando le prove mancano, perchè non trarne le conseguenze?
L'amore materno è soltanto un sentimento umano. E come tutti i sentimenti è incerto, fragile e imperfetto. Contrariamente a quanto si crede, forse non è inciso profondamente nella natura femminile. Un'attenta analisi dei comportamenti materni ci dimostra che l'interesse e la dedizione per il bambino possono o meno manifestarsi. La tenerezza può essere presente, ma anche mancare. I diversi modi di esprimere l'amore materno vanno dal più al meno passando per il nulla, o il quasi nulla.
Convinti che la buona madre sia una realtà fra le realtà , siamo partiti alla ricerca delle differenti incarnazioni della maternità , comprese quelle che oggi tendiamo a rimuovere perché ci fanno paura.
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