Legend, myth, and magic in the image of the artist Book

È davvero difficile spiegare la figura dell'artista e un solo libro non basterebbe, ma questi due critici d'arte della scuola viennese di inizio '900 ci riescono molto bene e partendo da aneddoti e racconti che sono arrivati fino a noi nel corso dei secoli. L'importanza del ricordo del nome dell'artista che abbiamo nell'età antica, soprattutto greca, va piano piano a scomparire per poi ricomparire magicamente nel 300: l'artista prende coscienza del proprio lavoro, non è più un lavoro meccanico, ma anche intellettuale! Diventa così importante conoscere l'autore delle varie opere. Inoltre, si inizia a dare un aurea di enfant prodigio a tutti quegli artisti che hanno dato una svolta alla storia dell'arte e tutti hanno in comune la bassa estrazione sociale e che solo la loro bravura eleverà nelle alte sfere della società, basti pensare a Giotto che era un pastore e fu scoperto da Cimabue mentre disegnava le pecore che pascolava. Un altro elemento che caratterizza l'artista è la sua capacità di rappresentare la natura e di ingannare con la sua opera non solo l'occhio umano, ma anche gli animali : l'esempio di Giotto che in un dipinto del maestro crea una finta mosca e Cimabue cerca di scacciare. Ma anche l'importanza del ritratto e della verosimiglianza così da far trasferire l'anima del efigiato all'interno dell'opera d'arte e renderlo così immortale, una specie di "ritratto di Dorian Gray". Così l'artista viene visto come un mago che tutto può. Dal '400 in poi si sviluppano così le biografie degli artisti, su modello di Plinio, importantissime saranno quelle del Vasari, i Commentari del Ghiberti, e poi nel '600 con Bellori, Passeri, Boschin ecc.